Bismarck

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La forza supera il diritto

All'inflessibile "Cancelliere di ferro", gli avversari gli attribuirono una frase che viene spesso ripetuta "La forza supera il diritto". Bismarck negò di averla pronunciata, ma essa resta come il fondo del suo pensiero, la base della sua politica. E poiché questo pensiero messo in azione riuscì a fare l'opera sognata più di quanto nessuno avesse immaginato, esso finì per diventare la norma regolatrice della politica tedesca e quindi anche del pensiero nazionale tedesco. La generazione dopo il 1870, quella cresciuta con Bismarck, dominatore della vita politica per quasi trent'anni, finì per imbeversi talmente della propria gloria da giudicare la civiltà tedesca di gran lunga superiore alle altre e da considerare come suo dovere quello d'imporla a tutto il mondo. Con quale mezzo? Con lo stesso adottato con tanto successo dal "Cancelliere di ferro": "colla forza delle armi".

Con la forza delle armi, la Prussia da Stato subordinato all'Austria, Bismarck riuscì a trasformare il suo Paese nella massima potenza continentale europea, riunendolo dopo secoli di divisione nazionale.

Nel 1890, quello che fu definito il "grande burattinaio", "l'onesto sensale", trasformatosi in uomo di pace, lasciò il potere e rimase in disparte fino alla morte (1898) perché in urto con il nuovo giovane sovrano Guglielmo II; ma quella struttura autoritaria e quell'aggressiva impronta militarista - iniziata già nel periodo federiciano - rimase e portarono la Germania prima al disastro della Prima Guerra Mondiale, poi, fortemente decisi a rivalersi della umiliante sconfitta, con un "caporale" alla guida, al disastro della Seconda.

 

da:http://www.viaggio-in-germania.de/bismarck.html

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Andrea F. Scozzi